I Racconti del Presidente: Peppiniello

Una pattuglia di cinque militari tedeschi si addentrò nel Vico delle Trone nella speranza di stanare un gruppo di rivoltosi armati, sui tetti, era il settembre 1943. Fu questione di attimi, da un  palazzo cominciarono a sparare con pistole e fucili, ma fu una bomba a mano che annientò la pattuglia. Il militare dell’Esercito Italiano con cinque scugnizzi si riversò in strada “Uagliu” pigliateve e’ ppistole a’quolle a’ sti fetiente” urlò.

I ragazzi quindici/sedici anni si avvicinarono con circospezione tra polvere e sangue. Peppiniello sentì un rantolo, tolse l’elmetto e fece un balzo, il tedesco aveva gli occhi spalancati e lo guardava. Peppiniello urlò “Pascà” aiutame a purtà chiste a casa da zia. “Ma tu si pazzè” ribatté l’amico. “Statte zitto”. Insieme trascinarono l’uomo in un basso di vico Paradiso.

La donna, infermiera, alla vista del tedesco portò le mani al volto “Peppì” si asciute pazzo “A zì” urlò Peppino, “Chiste è amico mio” tutte è juorne me dà latte, biscotti e ciucculate, cà io porto a ttè e mò salvalo” Peppino uscì dal basso e tornò dai compagni senza riferire l’accaduto…

La donna riuscì ad estrarre il proiettile dalla spalla del militare, lo medicò e lo trattenne presso di sé alcuni giorni. Intanto aveva recuperato i documenti dalla giubba. “Oberleutnant (tenente) Dieter Schulze, nato a Dortmund il 5.9.1913. Il giovane tedesco rimessosi, abbracciò a lungo la donna e chiese ripetutamente il nome del suo salvatore ma non ebbe risposte. Indossò abiti borghesi e tornò al suo reparto con gli  occhi lucidi.

 

Estate del 1973, aeroporto di Capodichino, dall’aereo Lufthansa sbarcò un bell’uomo alto, biondo con la divisa dell’Esercito Federale Tedesco, in visita ufficiale a Napoli; ai piedi della scaletta una delegazione del Comune di Napoli a riceverlo “Benvenuto Generale Schulze” in quale Hotel ha prenotato? “No” disse in buon italiano, “Conducetemi” in Vico Paradiso alla Salute. I funzionari del Comune si guardarono increduli. “Generale, abbiamo capito bene?” “Si”  “Schnell” aggiunse. Arrivarono in tarda mattinata, Assunta ovviamente invecchiata anche se coetanea del Generale era seduta all’esterno del basso. Alla vista degli ospiti, alzò stancamente lo sguardo: “Dite” sbottò. Schulze la fissò intensamente. Assunta  barcollò sulla sedia.

“Ma… ma… voi siete, siete… “Si sono io” disse il Generale e l’abbracciò a lungo. Entrambi piansero. Tutti entrarono nel basso per sorbire il caffè, e Dieter “… allora Assuntina…  dov’è vostro nipote” “… Generale … Dieter … Peppiniello non se la passa bene. Guarda le macchine vicino all’Università… Ora sta’ lla”, nun’ tene famiglia”.

Dopo circa mezz’ora di ricordi, Schulze, furtivamente lasciò scivolare una busta sotto una zuccheriera. Abbracciò a lungo Assuntina e, rivolgendosi ai due napoletani, “Conducetemi all’Università schnell….” Non impiegarono molto e raggiunsero Via Sedile di Porto. Non fu difficile individuare Peppiniello che tracannava una birra.

Il nostro doveva avere 48 anni ma ne dimostrava settanta.

Dieter uscì dall’auto, Peppiniello poggiata la birra su una sedia disse … “Dottò… Lasciate e cchiave”. Dieter, immobile, continuava a guardarlo con un leggero sorriso. “Dottò potete andare…” fu un attimo … Peppiniello sbiancò, cominciò a tremare … Balbettava “Ma Voi, Voi siete…” I due uomini parlarono a lungo, mano nella mano … seduti su un muretto, sorseggiando birre con i due funzionari comunali che non riuscivano a capire, ma sensibilmente commossi.

 

Peppiniello, Joseph per gli amici, due anni dopo gestiva una pizzeria a Dusseldorf che aveva chiamato “Mein Bruder” (mio fratello).

Antonio Lanzaro

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