I racconti del Presidente: Ugo

Questo non è un racconto di fantasia, ma è il resoconto di un fatto realmente accaduto, che per anni mi ha provocato inquietudine e dolore e che ancora ricordo in modo indelebile. E’ necessaria però una premessa, affinché il lettore possa comprendere appieno la drammaticità dell’accaduto.

Correvano i primi anni ’60 e nelle sale cinematografiche si utilizzavano i proiettori professionali. Nella cabina di proiezione del Casanova vi era un vecchio “Prevost” e un moderno “Cinemeccanica”. Su ogni proiettore vi era una “pizza”, superiore dalla quale scorreva la pellicola che passava attraverso l’obiettivo e si riavvolgeva nella “pizza” inferiore. Per l’illuminazione si utilizzavano i carboni, un positivo e un negativo che una volta accesi manualmente dall’operatore (Proiezionista) assicuravano la visione del film. Si tenga presente che le pellicole dell’epoca, 35 mm. erano altamente infiammabili. Solo successivamente i carboni furono sostituiti dalle lampade “Osram” e le pellicole, spesso in 70 mm. (Cinemascope) non erano più a rischio incendio. Per inciso, a 16 anni, sotto la guida del Proiezionista ero in grado di far partire il proiettore.

Ebbene era il mese di dicembre del 1961 o 1962; sala stracolma, file all’ingresso. Improvvisamente udimmo delle urla. Le porte di accesso si aprirono e una folla terrorizzata cercava di guadagnare le uscite di sicurezza. La pellicola per una disattenzione del Proiezionista aveva preso fuoco e il riverbero delle fiamme era proiettato sullo schermo. Il titolare del cinema forte del suo passato di proiezionista, intuì l’accaduto.

Afferrò un estintore e si precipitò nella cabina di proiezione inerpicandosi per la stretta scala di accesso e il sottoscritto lo seguì. In un attimo, con l’estintore spense l’incendio e trascinò fuori il Proiezionista.

Decine di persone, con i Vigili del fuoco, sopraggiunsero ma ormai era tutto finito, grazie a Dio. Nello spazio antistante la cabina, seduto su una sedia, sedeva quell’uomo con gli occhi lucidi ed io gli tenevo una mano. Era Ugo, Ugo Lanzaro, mio padre.

Ho visto e rivisto più volte un capolavoro “Nuovo Cinema Paradiso” e ho rivissuto quelle drammatiche scene. E ogni volta ho pianto.

Antonio Lanzaro

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